Purgatorio e Inferno
- PURGATORIO
- Dai Quaderni
- Ti voglio spiegare cos'è e in cosa consiste il Purgatorio.
Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per l’amore. Non immeritevoli di possedere la Luce, ma neppure degne di entrarvi subito, nel Regno della Luce, esse, al loro presentarsi a Dio, sono investite dalla Luce. E’ una breve, anticipata beatitudine, che le fa certe della loro salvezza e le fa cognite di cosa sarà la loro eternità ed esperte di ciò che commisero verso la loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio. Immerse poi nel luogo di purgazione, sono investite dalle fiamme espiatrici. (…)
(Le fiamme) sono incendio d’Amore. Esse purificano accendendo le anime d'amore. Esse danno l’Amore perché, quando l’anima ha raggiunto in esse quell’amore che non raggiunse in terra, ne è liberata e si congiunge all’Amore in Cielo. (…)
Qual è il comandamento primo e secondo, i due più importati, quelli che Io ho detto non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? E’ il comandamento d’amore: “Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso”.
Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite volte? Che la Carità è la più grande delle assoluzioni. La Carità consuma le colpe e le debolezze dell’uomo, perché chi ama vive in Dio e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca subito si pente e per chi si pente vi è il perdono dell’Altissimo.
A cosa mancarono le anime? All’Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi peccati, connessi alla debolezza e imperfezione vostra. Ma non avrebbero mai raggiunto la pertinacia cosciente nella colpa anche veniale. Si sarebbero studiate di non addolorare il loro Amore, e l’Amore, vedendo la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche delle venialità commesse.
Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se appena si può, attraverso il mezzo con cui si è commessa. (…)
E’ amando sulla terra che lavorate per il Cielo. E’ amando nel Purgatorio che conquistate il Cielo che in vita non avete saputo meritare. E’ amando in Paradiso che godete il cielo.
Quando un’anima è nel Purgatorio, non fa che amare, riflettere, pentirsi alla luce dell’Amore che per lei ha acceso quelle fiamme, che già sono Dio, ma le nascondono Dio per sua punizione.
Ecco il tormento. L’anima ricorda la visione di Dio avuta nel giudizio particolare. Si porta con sè quel ricordo e, poiché l’avere anche solo intravisto Iddio è gaudio che supera ogni creata cosa, l’anima è ansiosa di rigodere quel gaudio. Quel ricordo di Dio e quel raggio di luce che l’ha investita al suo comparire davanti a Dio, fanno sì che l’anima “veda” nella loro vera entità le mancanze commesse contro il suo Bene, e questo “vedere” costituisce, insieme al pensiero che per quelle mancanze si è volontariamente interdetto il possesso del Cielo e l’unione con Dio per anni e secoli, costituisce la sua pena purgativa.
E’ l’amore e la certezza d'avere offeso l’Amore, il tormento dei purganti. Più un’anima nella vita ha mancato e più è come accecata da spirituali cataratte, che le rendono più difficile il conoscere e raggiungere quel perfetto pentimento d’amore che è il coefficiente primo della sua purgazione e dell’entrata nel Regno di Dio. 17.10.43 - Bisogna molto pregare perché queste anime, che soffrono per raggiungere la Gioia, siano veloci nel raggiungere l’amore perfetto che le assolve e le unisce a Me. Le vostre preghiere, i vostri suffragi, sono altrettanti aumenti di fuoco d’amore. Aumentano l’ardore ma – oh! beato tormento! – aumentano anche la capacità di amare. Accelerano il processo di purgazione. Innalzano a gradi sempre più alti le anime immerse in quel fuoco. Le portano alle soglie della Luce. Aprono le porte della Luce, infine, e introducono l’anima in Cielo.
A ognuna di queste operazioni, provocate dalla vostra carità, per chi vi ha preceduto nella seconda vita, corrisponde un soprassalto di carità per voi. Carità di Dio che vi ringrazia di provvedere ai suoi figli penanti, carità dei penanti che vi ringraziano di adoperarvi per immetterli nel gaudio di Dio.
Mai come dopo la morte della terra, i vostri cari vi amano, perché il loro amore è ormai infuso della Luce di Dio e a questa Luce, essi comprendono come voi li amate e come avrebbero dovuto amarvi.
Non possono più dirvi parole che invocano perdono e danno amore, ma le dicono a Me per voi, e Io ve le porto, queste parole dei vostri Morti, che ora vi sanno vedere e amare come si deve. Ve le porto insieme alla loro richiesta d'amore e alla loro benedizione. Già valida sin dal Purgatorio, perché già infusa dell’accesa Carità che li arde e purifica. 17.10.43 - L’amore che non avete saputo darmi in terra, me lo dovete dare nel Purgatorio. Ecco perché dico che il Purgatorio altro non è che sofferenza d’amore.
Avete per tutta la vita poco amato Dio nella sua Legge. Vi siete buttati dietro le spalle, il pensiero di Lui, avete vissuto amando tutti e poco amando Lui. E’ giusto che, non avendo meritato l’Inferno e non avendo meritato il Paradiso, ve lo meritiate ora accendendovi di carità, ardendo per quanto siete stati tiepidi sulla terra. E’ giusto che sospiriate per mille e mille ore di espiazione d’amore ciò che avete mille e mille volte mancato di sospirare sulla terra: Dio, scopo supremo delle intelligenze create. A ogni volta che avete voltato le spalle all’amore, corrispondono anni e secoli di nostalgia amorosa. Anni o secoli a seconda della vostra gravità di colpa. (…)
Quando i meriti del Cristo vengono, dalle preghiere dei viventi che vi amano, gettati come essenze d’ardore nel fuoco santo del Purgatorio, l’incandescenza d’amore vi penetra più forte e più addentro e, fra il rutilare delle vampe, sempre più si fa lucido in voi il ricordo di Dio visto in quell’attimo.
Come nella vita della terra più cresce l’amore e più sottile si fa il velo che cela al vivente la Divinità, altrettanto nel secondo regno più cresce la purificazione, e perciò l’amore, e più prossimo e visibile si fa il volto di Dio. Già traluce e sorride fra il balenare del fuoco. (…)
Oh! Gaudio dei gaudi, quando vi troverete assurti alla mia Gloria, passati da quel regno d'attesa al Regno di trionfo. Oh! Conoscenza perfetta del Perfetto Amore! (…)
Credi che merita soffrire tutta una vita per possederla dall’ora della morte. Credi che non v’è più grande carità di procurarla con le preghiere a chi amaste sulla terra e che ora iniziano la purgazione nell’amore, al quale chiusero in vita le porte del cuore tante e tante volte. 21.10.43 - Il Purgatorio è luogo in cui, pensando a Dio, la cui Essenza vi è brillata nell’attimo del particolare giudizio e vi ha riempito di desiderio di possederla, voi espiate le mancanze d'amore per il Signore Dio vostro. Attraverso l’amore conquistate l’Amore e per gradi di carità sempre più accesa lavate la vostra veste sino a renderla candida e lucente per entrare nel Regno della Luce. 15.1.44
- Quando sarete evocati al grande Giudizio, chi visse nella Carità non apparirà arso dal fuoco punitivo. Già ardenti di loro, per il sant’amore che li colmò, essi non avranno conosciuto il morso delle accese punizioni divine, ma solo il bacio divino che li farà più belli. Mentre chi fu carne, unicamente carne, porterà sulla carne le cicatrici delle folgori divine, poiché la carne, essa sola, può essere segnata da tale cicatrice, non lo spirito che è fuoco vivente nel Fuoco del Signore. 31.1.44
- La maggioranza di voi disperde o fa mal uso della moneta d'eternità che Io vi dono e che della giornata terrena fate non già la vostra eterna gloria ma il mezzo di un’eterna sofferenza. La minoranza, avendo paura della mia giustizia, sta inerte e si condanna a imparare chi è Dio – Amore, fra le fiamme dell’amore purgativo. 29.6.44
- Purgatorio ... Non posso non soffrire. Perché ora capisco. Immersi come siamo in un bagno ardente e luminoso d'amore espiativo, vediamo, conosciamo e impariamo ora, qui, ad amare il nostro Dio e il nostro prossimo che in vita abbiamo amato poco e male. E le sofferenze del prossimo aumentano il nostro espiare perché, caduto l’egoismo, sappiamo amare e soffrire con esso e per esso. Ma non affliggerti per questo. Questo ci serve ad andare più presto in Paradiso. (…) E’ terminato il periodo del rimorso, il primo ….. e sono nell’amore attivo, ma non posso ancora fare altro che pregare per te. (…) Io imparo a conoscere, attimo per attimo d'eternità. Conoscendo sempre più, sempre più imparo ad amare. Quando saprò amare come c’era comandato, avrà fine l’espiazione, allora molto più potrò. Il Paradiso e la potenza, in terra e qui, si hanno amando. (…)
Oh, se sapessi come qui s'espia ciò che si fa soffrire al prossimo. ….. Come si dovrebbe essere buoni finché si può! 16.5.46 - Vi stupisce che abbia tratto anche dal Purgatorio molte anime? Pensate, se una S. Messa può liberare un penante e sempre serve ad abbreviare e addolcire la purgazione, cosa non sarà stato il reale Sacrificio dell’Agnello divino per i purganti? Io, Sacerdote e Vittima, ho ad essi applicato i miei meriti e il mio Sangue, ed Esso ha fatto bianche le stole non ancor fatte candide dal bianco fuoco della carità purgativa. 31.1.47
- Quando, nel sovrabbondare del mio gaudio dopo la consumazione del Sacrificio, Io ho potuto aprire il Limbo ai giusti e trarre dal Purgatorio moltissimi spiriti, ho fremuto d’orrore contemplando nel mio pensiero che solo per il luogo di dannazione non c’era redenzione né mutazione di orrore. Ma non entrai in esso. Non era giusto e utile farlo. 31.1.47
- Dio punisce prima le colpe della mente, poi del cuore, ultime le debolezze della carne. Bisogna pregare, come fossero nostri parenti, per i purganti abbandonati; il giudizio di Dio è ben diverso dal nostro. I purganti capiscono ciò che non capivano in vita perché pieni di se stessi. 4.10.49
Dall'Evangelo
- Satana, si presenta sempre con veste benevola, con aspetto comune. Se le anime sono attente e soprattutto in spirituale contatto con Dio, avvertono quell’avviso che le rende guardinghe e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma se le anime sono disattente al divino, separate da una carnalità che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la sua forza come da un canale nel cuore dell’uomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello nascosto, sotto l’apparenza innocua e vi cadono. Liberarsene poi, è molto difficile.
Le due vie più comuni prese da Satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, dà l’attacco alla parte superiore.
Prima il morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo l’amore – quello non esiste già più quando l’uomo ha sostituito l’amore divino con altri amori umani – ma anche il timore di Dio. E’ allora che l’uomo si abbandona in anima e corpo a Satana, pur di arrivare a godere ciò che vuole, godere sempre più.
Come Io mi sia comportato, lo hai visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perché se Satana fa la sua opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure, ma reagire con la sostenutezza alla sua presenza e con la preghiera alla sua seduzione.
E’ inutile discutere con Satana. Vincerebbe lui, perché è forte nella dialettica. Non c’è che Dio che lo vinca; e allora ricorrere a Dio che parli per noi, attraverso noi. Mostrare a Satana quel Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel cuore. Il mio Nome, il mio Segno. Ribattere a Satana unicamente quando insinua che egli è come Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta. (…)
Occorre avere volontà di vincere Satana e fede in Dio e nel suo aiuto. Fede nella potenza della preghiera e nella bontà del Signore. Allora Satana non può fare del male. 46.12 - In Purgatorio il tempo è moltiplicato da uno a mille. 83.2
- INFERNO
- Dai Quaderni
- ’empio sarà condotto al sepolcro, è naturale. Tutti gli aiuti può dare Lucifero ai suoi prediletti, ai suoi fedeli, ai suoi schiavi, ma non l’immunità dalla Morte perché solo Io sono Vita e solo Io ho vinto la Morte. Perciò quando la somma del Male commesso dall’empio, è compiuta, Io do ordine alla Morte di prendere possesso di quella carne. Essa carne conosce perciò l’orrore del sepolcro e per l’empio sarà vero sepolcro. ( … )
Le anime, scisse dai corpi, hanno tre dimore e le avranno sinché non ne rimarranno che due, dopo il Giudizio che non errerà. I beati gioiscono immediatamente dell’eterno riposo; i penanti attivamente compiono la loro espiazione pensando all’ora della liberazione in Dio, i
dannati si agitano nel rovello del bene perduto. No, che tanto meno trovano riposo nella loro terribile tortura, quanto più empi sono stati.
Ma l’empio, colui che con la sua empietà ha trascinato altri all’empietà e sospinto altri al peccato, sarà come una torre insonne in un mare di tempesta. Davanti a sé la folla degli uccisi (nell’anima) da lui, davanti a sé il ricordo vivo dei tanti omicidi d’anime da lui commessi e il rimorso, che non dà pace a chi uccide, dal giorno che Caino sparse il sangue del fratello, lo flagellerà ben più atrocemente dei flagelli infernali.
Veglierà sul suo Delitto che si avventò contro Dio nelle creatura di Dio e che come belva infuriata portò strage nelle anime. Tremendo avere davanti a sé la prova del malfatto! Castigo aggiunto ai castighi! Orrore senza numero, come senza numero sono le colpe dell’empio fra i peccatori. 7.8.43 - Gli uomini di questo tempo non credono più all’esistenza dell’inferno, si sono congegnati un al di là a loro gusto e tale da essere meno terrorizzante alla loro coscienza meritevole di molto castigo. Discepoli più o meno fedeli allo Spirito del Male, sanno che la loro coscienza arretrerebbe da certi misfatti, se realmente credesse all’Inferno, così come la fede insegna che sia; sanno che la loro coscienza, a misfatto compiuto, avrebbe dei ritorni in se stessa e nel rimorso troverebbe il pentimento, nella paura troverebbe il pentimento e col pentimento la via per tornare a Me.
La loro malizia, istruita da Satana, al quale sono servi o schiavi (a seconda della loro aderenza ai voleri e alle suggestioni del Maligno) non vuole questi arretramenti e questi ritorni. Annulla perciò la fede nell’Inferno quale realmente è e ne fabbrica un altro, se pure se lo fabbrica, il quale non è altro che una sosta per prendere lo slancio ad altre, future elevazioni.
Spinge questa sua opinione sino a credere sacrilegamente, che il più grande di tutti i peccatori dell’umanità, il figlio diletto di Satana, colui che era ladro, com’è detto nel Vangelo, che era concupiscente e ansioso di gloria umana, come dico Io, l’Iscariota, che per fame della triplice concupiscenza si è fatto mercante del Figlio di Dio, e per trenta monete e col segno di un bacio – un valore monetario irrisorio e un valore affettivo infinito – mi ha messo nelle mani dei carnefici, possa redimersi e giungere a Me passando per fasi successive. No. Se egli fu il sacrilego per eccellenza, Io non lo sono. Se egli fu quello che sparse con sprezzo il mio Sangue, Io non lo sono. Perdonare a Giuda sarebbe sacrilegio alla mia divinità da lui tradita, sarebbe ingiustizia verso tutti gli altri uomini, sempre meno colpevoli di lui e che pure sono puniti per i loro peccati, sarebbe sprezzo al mio Sangue, sarebbe infine venire meno alle mie leggi.
Ho detto, Io Dio Uno e Trino, che ciò che è destinato all’Inferno dura in esso per l’eternità, perché da quella morte non si esce a nuova risurrezione. Ho detto che quel fuoco è eterno e che in esso saranno accolti tutti gli operatori di scandali e d’iniquità. Né crediate che ciò sia sino al momento della fine del mondo. No, che anzi, dopo la tremenda rassegna, più spietata si farà quella dimora di pianto e tormento, poiché ciò che ancora è concesso ai suoi ospiti d’avere per loro infernale sollazzo – il poter nuocere ai viventi e il vedere nuovi dannati precipitare nell’abisso – più non sarà e la porta del Regno nefando di Satana sarà ribattuta, inchiavardata dai miei angeli, per sempre, per sempre, per sempre, il cui numero di anni non ha numero e rispetto al quale, se anni divenissero i granelli di rena di tutti gli oceani della terra, sarebbero meno di un giorno di questa mia eternità immisurabile, fatta di luce e di gloria nell’alto per i benedetti, fatta di tenebre e orrore per i maledetti nel profondo. ( … )
L’Inferno è luogo in cui il pensiero di Dio, il ricordo del Dio intraveduto nel particolare giudizio non è, come per i purganti, santo desiderio, nostalgia accorata ma piena di speranza, speranza piena di tranquilla attesa, di sicura pace che raggiungerà la perfezione quando diverrà conquista di Dio, ma che già dà allo spirito purgante un’ilare attività purgativa perché ogni pena, li avvicina a Dio, loro amore; ma è rimorso, è rovello, è dannazione, è odio. Odio verso Satana, odio verso gli uomini, odio verso sé stessi. Dopo aver adorato Satana, nella vita, al posto mio, ora che lo possiedono e ne vedono il vero aspetto, non più celato sotto il maliardo sorriso della carne, sotto il lucente brillio dell’oro, sotto il potente segno della supremazia, lo odiano perché causa del loro tormento.
Dopo avere, dimenticando la loro dignità di figli di Dio, adorato gli uomini sino a farsi degli assassini, dei ladri, dei barattieri, dei mercanti d’immondezze per loro, adesso che ritrovano i loro padroni per i quali hanno ucciso, rubato, truffato, venduto il proprio onore e l’onore di tante creature infelici, deboli, indifese, facendone strumento al vizio che le bestie non conoscono – alla lussuria, attributo dell’uomo avvelenato da Satana – adesso li odiano perché causa del loro tormento.
Dopo avere adorato se stessi dando alla carne, al sangue, ai sette appetiti della loro carne e del loro sangue, tutte le soddisfazioni, calpestando la Legge di Dio e la legge della moralità, ora si odiano perché si vedono causa del loro tormento.
La parola “Odio” tappezza quel regno smisurato; rugge in quelle fiamme; urla nei chiachinni dei demoni; singhiozza e latra nei lamenti dei dannati; suona, suona, suona come un’eterna campana a martello; squilla come una eterna buccina di morte; empie di sé i recessi di quella carcere; è, di suo, tormento, perché rinnovella ad ogni suono, il ricordo dell’Amore per sempre perduto, il rimorso di averlo voluto perdere, il rovello di non poterlo mai più rivedere.
L’anima morta, fra quelle fiamme, come quei corpi gettati nei roghi o in un forno crematorio, si contorce e stride come animata di nuovo da un movimento vitale e si risveglia per comprendere il suo errore e muore e rinasce a ogni momento con sofferenze atroci, perché il rimorso la uccide in una bestemmia e l’uccisione la riporta a rivivere per un nuovo tormento. Tutto il delitto d’aver tradito Dio nel tempo, sta di fronte all’anima nell’eternità; tutto l’errore d’aver ricusato Dio nel tempo, sta per suo tormento, presente a essa per l’eternità.
Nel fuoco le fiamme simulano le larve di ciò che adorarono in vita, le passioni si dipingono in roventi pennellate con i più appetitosi aspetti e stridono, stridono il loro memento: Hai voluto il fuoco delle passioni, ora abbiti il fuoco acceso di Dio il cui santo Fuoco hai deriso.
Fuoco risponde a fuoco. In Paradiso è fuoco d’amore perfetto, in Purgatorio è fuoco d’amore purificatore, in Inferno è fuoco d’amore offeso. Poiché gli eletti amarono alla perfezione, l’Amore a loro si dona nella sua Perfezione. Poiché i purganti amarono tiepidamente, l’Amore si fa fiamma per portarli alla Perfezione. Poiché i maledetti arsero di tutti i fuochi, meno che del Fuoco di Dio, il fuoco dell’ira di Dio li arde in eterno e nel fuoco è gelo.
Oh! Che sia l’Inferno non potete immaginare. Prendete tutto quanto è tormento dell’uomo sulla terra: fuoco, fiamma, gelo, acque che sommergono, fame, sonno, sete, ferite, malattie, piaghe, morte e fatene un’unica somma e moltiplicatela milioni di volte. Non avrete che una larva di quella tremenda verità.
Nell’ardore insostenibile sarà commisto il gelo siderale. I dannati arsero di tutti i fuochi umani avendo unicamente gelo spirituale per il Signore Iddio loro. E gelo li attende per congelarli dopo che il fuoco li avrà salati come pesci messi ad arrostire su una fiamma. Tormento nel tormento questo passare dall’ardore che scioglie al gelo che condensa.(…)
La parola “Odio” tappezza quel regno smisurato; rugge in quelle fiamme; urla nei chiachinni dei demoni; singhiozza e latra nei lamenti dei dannati; (…)
L’oscurità sarà il terzo tormento. Oscurità materiale e oscurità spirituale. Esser per sempre nelle tenebre dopo aver visto la luce del paradiso ed essere nell’abbraccio della Tenebra dopo aver visto la Luce che è Dio! Dibattersi in quell’orrore tenebroso in cui s’illumina solo, al riverbero dello spirito arso, il nome del peccato per cui sono in esso orrore, confitti. Non trovare appiglio, in quel rimestìo di spiriti che si odiano e si nuocciono a vicenda, altro che nella disperazione che li rende folli e sempre più maledetti. Nutrirsi di essa, appoggiarsi ad essa, uccidersi con essa. La morte nutrirà la morte, è detto. La disperazione è morte e nutrirà questi morti per l’eternità. (…)
La vita non dura per questi pochi giorni della terra. La vita incomincia quando vi pare finisca e non ha più termine.
Fate che per voi scorra là dove la luce e la gioia di Dio fanno bella l’eternità e non dove Satana è l’eterno Suppliziatore. 15.1.44
- Dalla lettera ai Romani
-
L’Inferno è luogo in cui il pensiero di Dio, il ricordo del Dio intraveduto nel particolare giudizio non è, come per i purganti, santo desiderio, nostalgia accorata ma piena di speranza, speranza piena di tranquilla attesa, di sicura pace che raggiungerà la perfezione quando diverrà conquista di Dio, ma che già dà allo spirito purgante un’ilare attività purgativa perché ogni pena, li avvicina a Dio, loro amore; ma è rimorso, è rovello, è dannazione, è odio. Odio verso Satana, odio verso gli uomini, odio verso sé stessi. Dopo aver adorato Satana, nella vita, al posto mio, ora che lo possiedono e ne vedono il vero aspetto, non più celato sotto il maliardo sorriso della carne, sotto il lucente brillio dell’oro, sotto il potente segno della supremazia, lo odiano perché causa del loro tormento. 15.1.44
- La tribolazione e l’angoscia della vita non sono che un minimo saggio della tribolazione e angoscia dell’oltre vita. Poiché l’inferno, la dannazione, sono orrori che anche l’esatta descrizione di essi data da Dio stesso, è sempre inferiore a ciò che essi sono. Voi non potete, neppure per descrizione divina, concepire esattamente cosa è la dannazione, cosa è l’inferno. Rm. 14.1.48
- L’Inferno, il luogo di eterna e inconcepibile tortura in cui precipitano quelli che ostinatamente vivono in odio al Signore e alla sua Legge, è stato creato a causa dell’Arcangelo ribelle folgorato coi suoi seguaci dall’ira divina e vinto dagli angeli fedeli, vinto, perché ormai spogliato della potenza del suo stato di grazia, folgorato e “ precipitato nel profondo dell’Abisso” (Isaia) nel quale il suo orrendo fuoco d’odio, la sua ormai orrenda luce e fiamma, così diversa dalla luce e fiamma di grazia e d’amore di cui Dio lo aveva dotato nel crearlo, accesero i fuochi eterni e atrocissimi. Rm. 19.1.50
Dall'Evangelo
- Satana, si presenta sempre con veste benevola, con aspetto comune. Se le anime sono attente e soprattutto in spirituale contatto con Dio, avvertono quell’avviso che le rende guardinghe e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma se le anime sono disattente al divino, separate da una carnalità che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la sua forza come da un canale nel cuore dell’uomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello nascosto, sotto l’apparenza innocua e vi cadono. Liberarsene poi, è molto difficile.
Le due vie più comuni prese da Satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, dà l’attacco alla parte superiore.
Prima il morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo l’amore – quello non esiste già più quando l’uomo ha sostituito l’amore divino con altri amori umani – ma anche il timore di Dio. E’ allora che l’uomo si abbandona in anima e corpo a Satana, pur di arrivare a godere ciò che vuole, godere sempre più.
Come Io mi sia comportato, lo hai visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perché se Satana fa la sua opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure, ma reagire con la sostenutezza alla sua presenza e con la preghiera alla sua seduzione.
E’ inutile discutere con Satana. Vincerebbe lui, perché è forte nella dialettica. Non c’è che Dio che lo vinca; e allora ricorrere a Dio che parli per noi, attraverso noi. Mostrare a Satana quel Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel cuore. Il mio Nome, il mio Segno. Ribattere a Satana unicamente quando insinua che egli è come Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta. (…)
Occorre avere volontà di vincere Satana e fede in Dio e nel suo aiuto. Fede nella potenza della preghiera e nella bontà del Signore. Allora Satana non può fare del male. 46.12